24 marzo 2010


Nella bassa Valle dell’Omo, in Etiopia, la sopravvivenza di 200.000 persone è messa a rischio al progetto Gibe III, un’enorme diga destinata a distruggere un ambiente ecologicamente molto fragile e tutte le economie di sussistenza legate al fiume e ai cicli naturali delle sue esondazioni.

Per prevenire le conseguenze catastrofiche del progetto, l’organizzazione per i diritti umani Survival International ha lanciato una grande campagna internazionale. Survival chiede al Governo etiope di sospendere i lavori di costruzione, appaltati alla società italiana Salini Costruttori, e raccomanda ai possibili finanziatori – tra cui la Banca Africana di Sviluppo (AfDB), la Banca Europea per gli Investimenti (BEI), la Banca Mondiale e anche il Governo italiano attraverso la Cooperazione allo Sviluppo – di non sostenere il progetto.

La società Salini è la stessa azienda costruttrice dell’impianto idroelettrico Gilgel Gibe II parzialmente collassato pochi giorni dopo la sua inaugurazione, avvenuta il 25 gennaio scorso alla presenza del Ministro degli Esteri Frattini.

L’interruzione delle piene del fiume provocata dalla Gibe III potrebbe avere conseguenze catastrofiche sulle vite di tutti i popoli della valle, già da tempo messe a dura prova dalla progressiva perdita di controllo e di accesso alle loro terre. La loro sicurezza alimentare dipende infatti da una varietà di tecniche di sostentamento che si alternano e completano a vicenda con il mutare delle stagioni e delle condizioni climatiche: dalle coltivazioni di sorgo, mais, fagioli nelle radure alluvionali lungo le rive dell’Omo, alla pesca, alla pastorizia praticata nelle savane e nei pascoli generati dalle esondazioni.

La diminuzione del pesce, per esempio, potrebbe portare allo stremo la piccola tribù di cacciatori-raccoglitori Kwegu. Sei membri della tribù, tra cui due bambini, sono già morti di fame per il mancato arrivo delle piogge e delle piene.

Nella Valle dell’Omo, il governo etiope progetta anche di affittare vaste aree di terra indigena a compagnie e governi stranieri per coltivazioni agricole su larga scala, biocarburanti inclusi. Per l’irrigazione verrà attinta acqua dalla diga.

La maggior parte dei popoli colpiti non sa nulla del progetto e il governo si sta avventando contro le organizzazioni tribali. L’anno scorso, nella parte meridionale del paese le autorità hanno sciolto almeno 41 associazioni locali rendendo impossibile il dialogo e lo scambio di informazioni sulla diga tra le varie comunità.

Il fiume Omo è il principale affluente del famoso Lago Turkana del Kenia. Modificando la portata del fiume, la costruzione della diga minaccia anche la sopravvivenza di circa 300.000 persone che pescano e pascolano le loro mandrie sulle sponde del lago. La valle dell’Omo e il Lago Turkana sono ambienti di straordinaria importanza archeologica e ambientale, dichiarati entrambi Patrimonio dell’Umanità dall’UNESCO.

“Per le tribù della valle dell’Omo” ha dichiarato Stephen Corry, direttore generale di Survival, “la diga Gibe III sarà un cataclisma di ciclopiche proporzioni. Perderanno le loro terre e tutti i loro mezzi di sussistenza ma, ciò nonostante, ben pochi sanno cosa sta per accadere. Nell’assegnazione dei lavori, il governo etiope ha violato la sua costituzione e la legge internazionale. Nessuno ente degno di rispetto dovrebbe finanziare questo atroce progetto.”

Survival International, in cordata con le associazioni Campagna per la Riforma della Banca Mondiale, Counter Balance coalition, Friends of Lake Turkana e International Rivers, ha lanciato una petizione internazionale per fermare la diga.


Alcuni numeri della diga Gibe III:

1. La diga raggiungerà i 240 metri di altezza diventando la più alta dell’Africa.

2. Il bacino sarà lungo 150 km.

3. Il costo originariamente preventivato per la sua realizzazione: 1,4 miliardi di euro.

4. I lavori di costruzione sono iniziati nel 2006 e dovranno essere completati nel 2012.

5. La diga avrà una potenza di 1870 MW (più del doppio dell’attuale potenza installata nel paese).

SURVIVAL.IT

16 marzo 2010

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"Il capo del Governo si macchiò ripetutamente durante la sua carriera di
delitti che, al cospetto di un popolo onesto, gli avrebbero meritato la
condanna, la vergogna e la privazione di ogni autorità di governo. Perché
il popolo tollerò e addirittura applaudì questi crimini?

Una parte per insensibilità morale, una parte per astuzia, una parte per
interesse e tornaconto personale. La maggioranza si rendeva naturalmente
conto delle sue attività criminali, ma preferiva dare il suo voto al forte
piuttosto che al giusto.

Purtroppo il popolo italiano, se deve scegliere tra il dovere e il
tornaconto, pur conoscendo quale sarebbe il suo dovere, sceglie sempre il
tornaconto.

Così un uomo mediocre, grossolano, di eloquenza volgare ma di facile
effetto, è un perfetto esemplare dei suoi contemporanei. Presso un popolo
onesto, sarebbe stato tutt'al più il leader di un partito di modesto
seguito, un personaggio un po' ridicolo per le sue maniere, i suoi
atteggiamenti, le sue manie di grandezza, offensivo per il buon senso
della gente e causa del suo stile enfatico e impudico.

In Italia è diventato il capo del governo.

Ed è difficile trovare un più completo esempio italiano.

Ammiratore della forza, venale, corruttibile e corrotto, cattolico senza
credere in Dio, presuntuoso, vanitoso, fintamente bonario, buon padre di
famiglia ma con numerose amanti, si serve di coloro che disprezza, si
circonda di disonesti, di bugiardi, di inetti, di profittatori; mimo
abile, e tale da fare effetto su un pubblico volgare, ma, come ogni mimo,
senza un proprio carattere, si immagina sempre di essere il personaggio
che vuole rappresentare."


Che ci crediate o no, è un testo di Elsa Morante su Mussolini...

Quel ditino nel telefono...