15 ottobre 2008

Peter Gomez - Prove tecniche di suicidio


Gli ultimi sondaggi dicono che tra gli elettori la fiducia nel Partito Democratico è scesa sotto la soglia del 30 per cento. Quella nel Pdl e in Berlusconi invece continua a volare anche se, quando si esaminano le intenzioni di voto, il Pd pare aver arrestato l'emorragia di consensi. Di Pietro e la Lega invece furoreggiano e, di settimana in settimana, guadagnano nuovo terreno. Non è difficile capire perché accada tutto questo. Mentre scrivo i vertici del partito di Veltroni hanno appena rifiutato lo scambio proposto dal centro-destra su Rai e Consulta: sì all'elezione di Leoluca Orlando alla testa della commissione parlamentare di vigilanza, ma solo come contropartita alla nomina dell'ex avvocato difensore del premier, Gaetano Pecorella, a giudice della Corte Costituzionale.

Il no del centro-sinistra è una buona notizia, anche se il fatto che ci sia voluto un giorno e mezzo per bocciare la proposta spiega perché la fiducia nel Pd sia in continuo calo.

Al contrario di quanto molti credono, in politica infatti i valori contano. Una delle componenti (ma non l'unica) che spinge a votare per uno schieramento piuttosto che per un altro sta proprio qui: nell'avere dei principi chiari, immediatamente percepibili e ricordati di continuo. Dei principi in cui l'elettore può identificarsi.

Non per niente anche Silvio Berlusconi si presenta come un portatore di valori: la libertà d'impresa, le libertà dell'individuo, la sicurezza dei cittadini e via dicendo. E così molte delle sue battaglie in favore di sé stesso e dei suoi amici vengono contrabbandate dal premier come battaglie sui principi: pensate solo alla guerra alle intercettazioni telefoniche ingaggiata al grido della difesa della privacy. Viene insomma lanciato un messaggio positivo per nascondere una scelta che nei fatti è negativa per la collettività.

Per questo la discussione sul nome di Pecorella è stato l'ennesimo passo verso il suicidio della sinistra moderata italiana. L'ex difensore di Berlusconi, come è noto, è da tempo imputato di favoreggiamento nei confronti del presunto stragista Delfo Zorzi (bomba di Piazza della Loggia a Brescia). Secondo i pm avrebbe pagato un pentito perché ritrattasse le sue accuse. Prima ancora del suo conflitto d'interessi (un ex avvocato del premier chiamato a pronunciarsi su leggi che interessano il premier) questo era un motivo sufficiente per rispedire immediatamente al mittente ogni ipotesi di accordo. E invece per tutta la serata di martedì 14 ottobre il Pd e i suoi capogruppo si sono limitati a sottolineare l'esistenza di «una delicata questione» (senza nominarla) che avrebbe sconsigliato l'elezione di Pecorella. Come se dire chiaramente che un imputato, anche se innocente fino a prova contraria, non può sedere alla Consulta, fosse qualcosa di cui vergognarsi e non la riaffermazione di un principio.

Questi sbandamenti l'elettorato li percepisce benissimo. E ormai sono sempre di più i cittadini che si chiedono in quali valori si riconosca realmente il Pd e soprattutto quanti siano gli esponenti di quel partito disposti a battersi per essi.

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